Dove sei stupido sole (Susanna Vallebona, 2017)
Per descrivere il particolare lavoro dell’artista tedesca è necessario ripercorrerne la storia personale. Negli anni settanta, giovane graphic designer, visita a più riprese gli Stati Uniti e il Messico, dove viene a contatto con la storia e l’arte rituale dei nativi americani: se ne appassiona profondamente e inizia un lungo periodo di documentazione e approfondimento. Rientrata in Europa abbandona il lavoro in pubblicità e si dedica allo studio dell’arte, conoscendo di persona e restando contaminata dal lavoro e dalla personalità di Joseph Beuys. Influenza che possiamo riconoscere in alcuni lavori della Wolf, soprattutto nel tema delle camicie che rimandano esplicitamente all’abito di feltro di Beuys e che negli intenti della artista tedesca richiamano le ghost shirt, gli abiti rituali dei nativi americani.
Il contenuto simbolico delle opere, tele come paramenti sacri, si rivela attraverso segni, decori, figurazioni mutuate dallo studio degli originali. Una ricerca che verte su una simbologia dedita al connubio tra spirito e materia, tra natura terrena e soprannaturale e che rilancia il concetto di Natura Madre, nutrice di tutte le cose. Motivo per il quale alcuni temi esplicitati dalla Wolf parlano di cibo e dell’atto d’amore legato al nutrimento, di famiglia e di memoria. La memoria si esplicita anche nella scelta dei materiali, cartoni e carte che recupera da una loro storia d’uso ormai esaurita e che nobilita con il tocco dell’arte conferendo loro la dignità di medium che conduce alla vera essenza delle cose.
Infine tutto il suo lavoro porta le tracce del suo lavoro di graphic designer che include una vera passione per la forma grafica del testo, elemento essenziale per le sue opere informali, cariche di stati d’animo e poesia. Lei stessa dichiara di voler “scrivere un quadro”, un quadro che sia come una scrittura non controllata dalla ragione, una scrittura indecifrabile o resa al contrario, specchiata, che impedisce la lettura immediata. Una teoria di segni che sostituiscono il disegno, ma non la comunicazione.
Susanna Vallebona, presentazione per il catalogo “Dove sei stupido sole” in occasione della mostra personale, settembre 2017