Forteacqua (2002-2015)

Forteacqua, Lunga tavola fertile (part.) 2015 - Società Umanitaria, Milano
Forteacqua, Lunga tavola fertile (part.) 2015 - Società Umanitaria, Milano

“Monika Wolf imbandisce un tavolo con i ricordi che il mare le ha restituito: frammenti di vetro, pezzi di legno colorato, ferro arrugginito. II tavolo è quello della sua infanzia, scenario delle tradizioni e dei “riti” di famiglia che si ripetono sempre uguali nei decenni. È il veicolo attraverso ii quale l’artista scrive la sua storia. La disposizione geometrica delle vaschette di plastica indica un pensiero rigoroso e lineare, contrastante con la pittoricità caotica e vissuta degli assemblaggi. La plastica è un “medium” neutro, la sua trasparenza non influisce sul contenuto. Come tutti i lavori di Monika Wolf, anche “Forteacqua” e un’opera stratificata, composta da materiali diversi con differente significato simbolico. L’erba che fa da tappeto al tavolo richiama la natura, forza primitiva e inarrestabile nella trasformazione e distruzione del creato. II tavolo rappresenta l’infanzia e la casa, un luogo sicuro dove il tempo è scandito da abitudini e gesti di reciproco accudimento. Anche apparecchiare la tavola è un rito che richiede ordine e rigore. Il fulcro, il “cuore” dell’opera sono gli assemblaggi, l’inconscio ed il ricordo prendono forma e colore nel materiale di scarto, la memoria trasfigura la realta e ce la restituisce in una forma nuova. L’essenza dell’uomo, sembra dirci Monika, e contenuta in un involucro che vela e protegge la sua intimità. Quella che noi chiamiamo “anima” è fortemente legata al vissuto personale di ognuno ma anche alla natura che ne modifica il corso attraverso la storia. II tempo plasma la materia e ce la restituisce accresciuta. Ugualmente, l’esperienza plasma l’anima in un continua esercizio di trasformazione. Non possiamo prevedere quale sara la forma finale del nostro “cuore”, eventi irrazionali e imprevedibili sono sempre in agguato. Possiamo definire l’opera di Monika Wolf un continuo esercizio, un procedimento infinito che instaura un dialogo con lo spettatore ed è accresciuto dal suo sguardo. Un percorso profondamente razionale nel quale si inseriscono elementi di pura irrazionalita, puro spirito”. Valeria Vaccari, 2002